Bret Easton Ellis // The Shards

Torna Bret Easton Ellis, e dopo il deludente quanto imbarazzante White torna alla narrativa e in grande stile. In realtà The Shards è stato pensato, imbastatito e raccontato prima del rovinoso memoir di due anni fa: Ellis  ha annunciato l’idea in un tweet del 2013 (“New Novel: Robert Mallory is a high school student and serial killer in 1981 Los Angeles”) e ha iniziato a “raccontarlo” nel suo podcast a partire dal 2020, convinto (o molto bravo a fingersi convito) di non trovare un editore disposto a pubblicare un testo del genere in mezzo alla sovrasensibilità degli anni ’20. A dire il vero è più fumo che altro: la descrizione lapidaria del tweet faceva già pensare a un American Psycho Reloaded, e a conti fatti col libro in mano, le scene scabrose si riducono a sbrigativo sesso adolescenziale, droghe a fiumi, qualche intermezzo di violenza efferata, insomma cose già ampiamente sdoganate anche nelle serie televisive più politically correct. E il riferimento alle serie televisive non è un caso: la prima parte di The Shards ti proietta in una Los Angeles ricca molto, ma molto simile a quella che può esserti familiare se sei cresciuto con Beverly Hills 90210 o in mezzo alle sue varie filiazioni, losangeline e non. Ci sono i classici adolescenti ricchi e annoiati che vagabonano per una Los Angeles fredda e indifferente su Porsche, BMW, 450s e Jaguar, che abusano di tutto il catalogo di droghe dalla marijuana alla cocaina fino a psicofarmaci e antidolorifici usati a scopo ricreativo, ci sono il liceo, le feste di liceo, le dinamiche di coppia e di gruppo, i film, la musica, cheerleader, sportivi e reietti.  

La cosa interessante è che Ellis ha fin da subito presentato il nuovo romanzo come un memoir, la storia della sua adolescenza durante il suo terzo anno in un liceo di Sherman Oaks, il narratore si chiama Bret Ellis, sta scrivendo quello che sarà Less Than Zero, sulla scia della sua ammirazione per Joan Didion (cosa che lo separa nettamente dall’altra fetta di “minimalisti” anni ottanta, figli di Carver), ma fin da subito si capisce che è un memoir con una forte componente finzionale, con fantomatici serial killer con un modus operandi molto simile a quello di Charles Manson. Già nella nota introduttiva della ARC Ellis ci dice che l’idea per The Shards gli era venuta addirittura nello stesso anno in cui si svolgono gli eventi narrati, il 1981, e gli era venuta perché gli piaceva come la scrittura riuscisse a “riformulare il mondo dentro una finzione,” e sentiva che l’immaginazione degli scrittori potesse “riordinare e distorcere il mondo nel quale essi stessi vivono.”

Fatti e finzioni mescolati insieme, dunque. Niente di nuovo, soprattutto oggi che gli scaffali delle librerie sono pieni zeppi di autobiografie, memoir e storie personali anche di autori emergenti. Niente di nuovo neanche all’interno del canone Ellissiano, dove tutti i romanzi che ha scritto finiscono per coagularsi in un unica perversa forma di biografia. Quello che aggiunge  The Shards è un tocco estremamente personale, e non tanto perché racconta eventi reali (cosa che non fa, o che fa ma nascondendoli sotto una cappa irreale), ma perché entra nel vivo del territorio psicologico della sua stessa adolescenza, dei suoi desideri, le sue aspirazioni, le costrizioni, l’attrito che sentiva con le convenzioni sociali dell’epoca. In un passo in cui l’Ellis scrittore cinquantenne si sovrappone all’Ellis diciassettenne semi-inventato confessa 

“Il sesso e i romanzi e la musica e i film erano le cose che rendevano il mondo sopportabile—non gli amici, non la famiglia, non la scuola, non le relazioni sociali—e quella era l’estate in cui ogni settimana andavo a vedere I predatori dell’Arca perduta ma avrò cenato appena un paio di volte con i miei genitori divorziati. E questo mi veniva ricordato quasi costantemente si da quando ero intrappolato in un’eccitazione adolescenziale che schizzava nella stratosfera e era costantemente attivata da cose che trovavo erotiche—e che non avrei mai potuto avere- Questo era il mio unico punto di riferimento.”

Per tutto il libro continua a incamerassi come “lo scrittore,” autore del proprio destino o interprete degli eventi che vede, scrive le altre persone esattamente come le altre persone, probabilmente, scrivono lui, si rende conto di come tutto “diventa davvero facile quando fingi e anzi diventa persino più reale a causa del tuo atteggiamento modificato; la recita diventa realtà e infetta tutto il resto in modi positivi. Di fatto, è preferibile alla realtà.” The Shards è una storia inventata, una storia macabra, violenta, una versione della propria vita che nessuno vorrebbe vivere, ma per quanto finta forse è proprio questa versione macabra e efferata che rappresenta e racconta al meglio lo stato d’animo di chi l’ha inventata e scritta.

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