Book Log 02/2019

booklogMarlon James, Black Leopard, Red Wolf (Riverhead) — Black Leopard, Red Wolf da una parte soddisfa ampiamente chi ha imparato a apprezzare Marlon James con A Brief History of Seven Killings, ma forse potrà deludere gli amanti del fantasy. Ci vuole un bel po’ prima che il personaggio principale venga definito e ancora un po’ di pazienza prima di entrare nel vivo della prima quest, ma una volta superato il rodaggio, Black Leopard, Red Wolf mette in azione un ingranaggio che non si ferma più. Questa prima parte della trilogia Dark Star inizia con il protagonista, Red Wolf, o Tracker, un segugio con un occhio di lupo e un fiuto metafisico, che racconta la sua storia al suo carceriere, ricordando il racconto di Ulisse a Alcinoo. Red Wolf è stato incaricato di trovare un misterioso bambino scomparso per i territori del Nord di un regno fantastico costruito in larga misura sul folclore africano. Se da una parte ci sono ovvi richiami a Tolkien (si crea una compagnia in cerca di qualcosa), e di Martin (sullo sfondo assistiamo a una realpolitik per la contesa di un trono), la particolarità di BLRW è che sa costruire dei personaggi più simili agi eroi sbilenchi e discutibili della tradizione fumettistica della Marvel più che a quella classica-mitologica. — Prossimamente in Italia per Frassinelli.

John Kenney, Talk to Me (G. P. Putnam’s Sons) – Dopo un romanzo che metteva in scena le assurdità della vita ai tempi delle multinazionali e della pubblicità (Truth in Advertising), John Kenney chiude il cerchio con un romanzo sulle derive della società nell’Era dell’Informazione. Ted Grayson, famoso anchor man, è vittima di un caso di shaming a causa di un video diventato virale su YouTube e da qui in tutta la blogosfera e uno scatto d’ira durato appena pochi secondi finisce per rovinare una carriera trentennale. La trama è esile e è già più o meno tutta qui, ma il libro riesce a mostrare e spiegare con estrema lucidità e raffinata ironia come la società dominata dal duepuntozerismo ci trasforma in mostriciattoli, sempre pronti a giudicare, colpevolizzare, martirizzare e lapidare chiunque mostri una qualunque debolezza umana. E questo avviene tanto a livello individuale che corporativo, con intere redazioni di nuovi servizi di informazione che si sono trasformate in cacciatori di sensazionalismi da dare in pasto a moralisti per autocertificazione in servizio permanente. Uno dei libri migliori di questi ultimi mesi.

Valeria Luiselli, Lost Children Archive (Knopf) — Libro fortemente voluto da Robin Desser della Knopf, e primo libro “americano” per la scrittrice messicana, scritto direttamente in inglese per un’editore statunitense, Lost Children Archive riprende i fili del precedente lavoro di Valeria Luiselli, il reportage Dimmi come va a finire, e le tecniche narrative di Storia dei miei denti, e costruisce un testo fatto di non detti, di silenzi, di porzioni di testo trovato e di frammenti grafici sparsi. Il libro ripercorre un doppio viaggio: quello classico da Est a Ovest dei protagonisti, una madre, un padre, la figlia di lei, il figlio di lui, che compongono una famiglia ipercontemporanea composta da matrigna, patrigno, sorellastra e fratellastro. Una specie di macedonia umana che può per certi versi rappresentare la ricchezza della mescolanza etnica che esiste negli Stati Uniti. A questo viaggio da Est a Ovest, tipico dell’immaginario classico americano, fa da controcanto il nuovo viaggio da Sud a Nord della comunità ispanica.  Nonostante l’indiscutibile eleganza del testo c’è il sospetto che qui Valeria Luiselli sia caduta nella buca che separa le buone intenzioni dal buon risultato e che si sia lasciata prendere un po’ troppo la mano dalla forma. Troppe  belle parole che non riescono a incollarsi in una storia abbastanza corposa.— Prossimamente in Italia per La Nuova Frontiera.

Lauren Wilkinson, American Spy (Random House) — Un noir d’autore, sulla scia dell’esempio di Graham Greene o, per restare nella produzione narrativa statunitense recente, di Telex from Cuba di Rachel Kushner. Il libro inizia in medias res, nel 1992, quando Marie Mitchell riesce a scampare con i figli piccoli da un tentato omicidio. Fugge dalla madre in Martinica, e in una serie di flashback che ci riportano a inizio anni ’60 fino al 1987 si scoprono i motivi per cui qualcuno la vuole morta. Marie Mitchell è un agente dell’FBI che è stata “prestata” alla CIA per una missione in Africa alla fine degli anni ’80, cioè cinque anni prima il corso degli eventi narrati. Il libro è un noir, ma anche un romanzo storico costruito attorno al colpo di stato in Burkina Faso nel 1987 e sulla fine della Guerra Fredda, e è una esofiction in parte incentrata sulla figura di Thomas Sankara “il Che Guevara africano.” Il risultato è un felice ibrido tra diversi generi che riesce a parlare di temi assolutamente attuali in modo obliquo, e toccando non solo questioni politiche (l’ingerenza degli Stati Uniti nelle dittatura altrui), ma anche questioni razziali e di genere oltre che più alte questioni etiche sull’opportunità di porre dei confini alla libertà e alla fede in qualcosa. — Prossimamente in Italia per Frassinelli.

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